Spese militari

federico giusti
confederazione cobas

Sostegno bipartisan alle spese militari

Scrivevamo pochi giorni fa della posizione assunta nel Pd contro i tagli alle spese militari e una insolita. ma non nuova , convergenza tra le dichiarazioni di qualche parlamentare e le note diffuse dalle rappresentanze dell’Aviazione. Ora arriva anche una mozione votata all’unanimità in Senato, quindi anche da chi come l’Italia dei Valori vorrebbe presentarsi come alternativa al Pd dentro lo schieramento di centro sinistra.  Per l’Idv la ricetta è non tagliare militari ma spendere meno per l’acquisto dei sistemi d’arma, più o meno la posizione assunta dal governo inglese, ma questa posizione dai media viene, a torto, ritenuta critica alle spese militari. Del resto nella controproposta di Finanziaria l’Idv propone una riduzione della spesa militare assolutamente in linea con i dettami europei. Nel 2009 le spese italiane per la guerra, il budget del Ministero della Difesa è stato di 40 miliardi di dollari (7 miliardi in più dell’anno precedente) secondo l’autorevole Stockholm International Peace Research Institute. La cifra corrisponde alle dichiarazioni del Ministro La Russa che ha parlato di 29 miliardi di euro.Parlavamo della Gran Bretagna, che con la recente Strategic Defense and Security Revue ha deciso una riduzione dei prossimi quattro budget della Difesa dell’8% (pur continuando a dedicare alle spese militari l’attuale considerevole 2,7 del PIL una cifra tra le più alte nel mondo);
Una convergenza anche questa già vista, per esempio sulle politiche economiche e le scelte di politica internazionale.
Il 29  Giugno 2010 al Senato votavano una mozione all’unanimità per ribadire
1 il sostegno delle missioni militari all’estero
2 l’appoggio al nuovo modello di difesa (quello che vuole meno militari per rafforzare la truppa operativa) all’interno del blocco europeo
3 impulso alla costruzione di nuove armi
3 la disponibilità ad una intesa sul programma di armamento, insomma per favorire magari l’acquisto di elicotteri utili per il Medioriente piuttosto che di caccia, o per rispondere alle sollecitazioni di una lobby industrial militare piuttosto che un’altra
4 una opposizione ai tagli della spesa militare a favore di non meglio definiti”tagli selettivi”

A distanza di pochi mesi il senatore Scanu (capogruppo del Pd in commissione difesa) torna dirama alla agenzia Ansa una nota per chiedere
1 “elaborazione del nuovo modello di difesa per fare fronte alle sfide dello scenario nazionale e internazionale”
2 a necessità di porre un freno agli sconsiderati tagli orizzontali che, in un settore come quello della difesa, si riverberano drammaticamente sull’efficienza, con possibili gravi e anche tragiche conseguenze sul campo”

Dietro a questi scenari (nessuno parla dei fondi destinati allo sviluppo ma destinati ai nuovi sistemi d’arma, un metodo furbesco per destinare più soldi alle spese militari sotto altra voce, come si evince dalla documentazione di Sbilanciamoci  ) ben altra è la posta in gioco e non solo per la politica estera e la militarizzazione dei territori.
Norvegia, Canada, Danimarca, Olanda e Gran Bretagna hanno deciso di ridurre  la partecipazione al progetto dei caccia bombardieri F-35 Joint Strike Fighter, aereo ideato quindici anni fa e ritenuto  da alcuni ormai inadatto agli scenari di guerra dei prossimi anni Le lobby industriali lamentano un minore giro di affari derivante dalla tipologia dei contratti con il Ministero della difesa. La vendita di armi presuppone  3-5 anni di assistenza, prendiamo per esempio Fimeccanica che nel suo pacchetto di vendita di aeroplani e quant’altro comprende due-tre anni di sostegno logistico ma vorrebbe convenzioni più lunghe e redditizie come avviene con paesi extra europei. E quanto alle sinergie auspicate da parlamentari bipartisan, basterebbe guardare alle sinergie europee di Finmeccania e ricordare che nei tagli previsti in Gb i settori eltetronici ed elicotteri dovrebbero essere in buona parte esentati con la soddisfazione di Finmeccanica e anche dell’Idv che tuona contro i corruttori di stato ma poi assume posizioni politiche non sempre chiare come si evince da questa convergenza sul modello inglese, quel modello che taglia sugli aerei ma non sulla elettronica e sui nuovi sistemi di arma dove più forti sono le sinergie industriali e gli interessi di Finmeccanica

Che valga il proverbio “All’intenditor poche parole”?

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