Le ragioni di fondo del No all’hub militare

Relazione di Manlio Dinucci alla prima Assemblea pubblica del Coordinamento No Hub, svoltasi a Pisa il 3 dicembre 2010

Quando viene annunciato il programma dell’Hub militare?

L’annuncio viene fatto il 2 agosto 2010 dal portavoce della 46a Brigata aerea, maggiore Giorgio Mattia. Ecco, in sintesi, come Il Tirreno (3 dicembre) riporta la notizia: «L’aeroporto militare Dall’Oro diventerà l’Hub nazionale delle forze armate. Pisa sarà il punto di riferimento per tutte le forze armate che avranno bisogno di spostarsi per via aerea per tutte le missioni nei teatri internazionali. Certamente, dovrà crearsi una sorta di cittadella all’interno dell’aeroporto militare. Sarà costruita anche una struttura ricettiva che potrà movimentare fino a 30 mila uomini perfettamente equipaggiati, in un arco di tempo di almeno un mese. L’Hub rispecchierà in tutto e per tutto i grandi Hub civili con servizi di check in e altri servizi di terra che potranno essere gestiti da ditte civili. Si tratta quindi di un rilancio del ruolo strategico della base pisana. Tradotto in termini economici, significa una ulteriore risorsa per la città».

Quali sono le prime obiezioni sollevate dagli oppositori dell’Hub?

Esse vengono espresse in un articolo pubblicato sul manifesto il 4 agosto. Anzitutto si sottolinea che il progetto di creare a Pisa l’unica base aerea da cui transiteranno tutti i reparti inviati nelle diverse missioni internazionali, viene imposto all’intera città senza che i suoi abitanti siano stati consultati. Sicuramente, si prevede, esso riceverà l’entusiastico ok del sindaco Marco Filippeschi. Si ricorda che è stato Filippeschi, nel novembre 2009, ad annunciare che la base Usa di Camp Darby, tra l’aeroporto di Pisa e il porto di Livorno, ha «importanti prospettive» e che «gli americani ritengono questo insediamento molto importante e vogliono continuare a investirci». Intanto vi investono la Regione Toscana e i comuni di Pisa e Livorno che, ampliando il Canale dei Navicelli, permettono alla base di velocizzare i collegamenti con il porto di Livorno e accrescere la sua capienza, così da rifornire più rapidamente le forze terrestri e aeree nell’area mediterranea, africana e mediorientale. Nello stesso quadro si inserisce il progetto dell’Hub di Pisa: il fatto che esso sarà in grado di movimentare 30mila militari al mese, il triplo di quanti l’Italia ha dislocati all’estero, indica che la struttura potrà essere usata anche dalle forze armate statunitensi.

Siamo di fronte a un nuovo tipo di militarizzazione del territorio, basato non solo sull’ampliamento delle strutture militari ma sulla loro integrazione con quelle civili. A Pisa essa si traduce in quella che il sindaco esalta come esemplare «convivenza della base militare e dello scalo civile». L’aeroporto, la cui gestione complessiva è militare, viene definito «un caso unico nel panorama degli scali italiani», perché vi si conducono attività sia militari che civili.

Si contesta quindi nell’articolo l’affermazione che il progetto, rilanciando il ruolo strategico della base pisana, avrà importanti ricadute economiche sul territorio. In realtà esso stravolge la vocazione culturale e turistica del territorio puntando sul militare, Si aggiunge a questo il fatto che l’impatto ambientale dell’aeroporto, sia acustico che chimico, è già ai limiti della sostenibilità. Aumenta allo stesso tempo il pericolo di incidenti come quello verificatosi nel novembre 2009, quando un gigantesco C-130J, modificato in aereo cisterna per il rifornimento in volo dei cacciabombardieri, è precipitato rischiando di provocare una strage. La realizzazione dell’Hub, una vera e propria cittadella militare all’interno della città, che richiederà maggiore spazio e la probabile demolizione di edifici civili, accrescerà enormemente tale impatto.

Siamo quindi di fronte al progetto di militarizzazione di un territorio, che supera quello del raddoppio della base di Vicenza, da cui potranno trarre vantaggio alcuni settori locali, ma non la cittadinanza nel suo complesso. Un altro investimento sulla «risorsa guerra», dietro il paravento delle «missioni umanitarie». Questo si dice due giorni dopo l’annuncio.

Che posizione assume il sindaco di Pisa?

Come previsto, il sindaco esprime subito, pubblicamente, il suo entusiastico appoggio al progetto dell’Hub militare. Ecco come Il Tirreno dell’8 agosto 2010 riporta, citandole tra virgolette, le sue dichiarazioni: «Per la nostra città non può che essere un onore accogliere le strutture che consentiranno all’aeroporto militare di essere il punto di riferimento, logistico e di volo, per le missioni di pace che le nostre forze armate saranno chiamate a svolgere. Senza sottovalutare anche le possibili ed interessanti ricadute occupazionali».

Il sindaco di Pisa esprime così il pieno appoggio della città al progetto dell’Hub militare senza aver richiesto il parere del consiglio comunale, né tantomeno consultato la cittadinanza. E lo esprime ancora prima che il progetto sia presentato in parlamento. Successivamente, nel consiglio comunale del 4 novembre 2010, il sindaco sostiene che si è trattato di un «equivoco»: spiega di essere orgoglioso non dell’opera in cemento (di cui, dice, saranno orgogliosi i militari) ma della presenza delle istituzioni militari a Pisa e del fatto che partono da qui le missioni di pace e solidarietà. Nella stessa seduta del consiglio comunale, l’assessore all’urbanistica Fabrizio Cerri ammette che «nessuno di noi ha visto un progetto», né «una cartografia in grado di esprimere un progetto compiuto».

Nonostante ciò, in previsione di un allargamento dell’aeroporto, una delegazione composta dal sindaco di Pisa e da rappresentanti della Provincia e della Regione Toscana incontra a Roma, il 19 ottobre, il ministro Matteoli, per avviare un tavolo tecnico sulla «delocalizzazione» di 44 abitazioni da una zona limitrofa all’aeroporto, tavolo cui parteciperà anche il ministero della Difesa.

Che ruolo svolge il parlamento?

Il parlamento italiano viene chiamato a pronunciarsi sull’Hub di Pisa solo dopo che esso è stato annunciato e illustrato, il 2 agosto 2010, dal portavoce dell’aeronautica militare, e dopo che questa ha pubblicato, il 3 agosto, un avviso di gara per la fornitura di mezzi, equipaggiamenti e sistemi per «il costituendo Hub aereo nazionale presso l’aeroporto militare di Pisa». L’aeronautica militare, dunque, scavalca il parlamento. Il ministro della difesa presenta infatti il programma dell’Hub in parlamento solo il 30 settembre.

Il 12 ottobre 2010, secondo la procedura «parere su atti del governo», viene presentato alla Commissione difesa del Senato. Nella sua relazione, il sen. Luigi Ramponi (generale a riposo, membro del Pdl), rileva che la realizzazione di un polo aereo dedicato all’attività logistica e di supporto era un’esigenza assai sentita dalle Forze armate. Precisa che si tratterà di una struttura di grandi dimensioni, la quale dovrà essere adeguatamente connessa con le principali vie di comunicazione stradale, ferroviaria e navale, ed essere in grado di gestire contemporaneamente più operazioni di imbarco e sbarco di personale e materiali.

Il 26 ottobre 2010, il programma dell’Hub militare viene presentato alla Commissione difesa della Camera. La relazione, svolta dall’on. Roberto Speciale (generale a riposo, membro del PdL), fornisce ulteriori dettagli. L’Hub sarà in grado di ricevere aerei militari e civili, sia passeggeri sia cargo, di grandi e medie dimensioni. Potrà movimentare 36mila militari e 12mila tonnellate di materiali al mese, «inclusi carichi di merci pericolose». L’Hub costituirà un punto di riferimento nazionale a valenza interforze, che consentirà un’ulteriore integrazione con le componenti Esercito e Marina. E, una volta realizzato, potrà essere messo a disposizione della NATO in caso di crisi internazionali.

Ciò significa che l’Hub sarà usato anche dalle forze armate statunitensi, in particolare da quelle del vicino Camp Darby. Lo conferma il fatto che, nella documentazione presentata alla Camera, si precisa che all’Hub di Pisa potranno atterrare e decollare anche i giganteschi C-17 Globemaster dell’aeronautica Usa, la cui capacità di carico è tre volte e mezza maggiore di quella dei C-130J dell’aeronautica italiana. A Camp Darby, è stato recentemente costruito un nuovo gigantesco complesso di depositi ed edifici per una superficie di oltre 40mila metri quadri (come 7 campi di calcio internazionali). Ciò ha accresciuto la capienza di materiali militari. Con l’entrata in funzione dell’Hub, Camp Darby potrà usare, oltre al porto di Livorno, anche l’aeroporto di Pisa in misura molto maggiore di quanto faccia oggi.

Quale funzione svolgerà l’Hub militare nel quadro della strategia Usa/Nato?

Il nuovo concetto strategico, ulteriormente sviluppato dal summit Nato di Lisbona (novembre 2010), stabilisce che occorre investire meno nelle forze militari statiche, dislocate all’interno dei 28 paesi membri dell’Alleanza, e di più nelle forze militari mobili, in grado di essere proiettate rapidamente fuori del territorio della Nato. In tale strategia, l’Italia svolge un ruolo di fondamentale importanza quale trampolino di lancio della proiezione di forze verso sud e verso est.

Tutte le basi Nato in Italia, a partire dal quartier generale della Forza congiunta alleata a Napoli, sono in fase di potenziamento. Tutte queste basi sono sotto comando statunitense. Il Comandante supremo alleato in Europa non può infatti essere un militare europeo. Deve, per regolamento, essere un generale o ammiraglio nominato dal presidente e confermato dal senato degli Stati uniti. Solo dopo, formalmente, il Consiglio atlantico viene chiamato ad approvare la scelta. Lo stesso criterio vale per gli altri comandi chiave dell’Alleanza. Ad esempio, a capo della Forza congiunta alleata a Napoli c’è un ammiraglio statunitense che è, allo stesso tempo, comandante delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali Usa per l’Africa. Poiché tutti questi alti ufficiali fanno parte della catena di comando statunitense, che per loro ha priorità assoluta, anche le forze alleate europee ai loro ordini sono di fatto inserite nella stessa catena di comando che fa capo al presidente degli Stati uniti.

Viene allo stesso tempo potenziata l’intera rete delle basi Usa in Italia. Da quella aerea di Aviano, dove probabilmente saranno concentrate tutte le bombe nucleari Usa in Europa, a quella di Vicenza, base della 173a brigata aviotrasportata e dello U.S. Army Africa (Esercito Usa per l’Africa). Da Camp Darby, a quella aeronavale di Sigonella. Nel quadro di tale strategia, l’Hub militare di Pisa svolgerà un ruolo chiave: da esso transiteranno soldati e materiali militari non solo delle forze armate italiane, ma anche delle forze statunitensi presenti in Italia o che transitano dall’Italia.

Che spesa comporterà l’Hub militare?

Secondo le comunicazioni ufficiali, la sua costruzione verrà a costare circa 63 milioni di euro. In realtà, però, questa è solo la punta dell’iceberg. A tale cifra si aggiungono le spese per adeguare l’aeroporto alle esigenze della nuova struttura. Ad esempio, per «delocalizzare» le 44 abitazioni di via Cariola e via Carrareccia, si prevede una spesa di 15 milioni di euro, che graverà in gran parte sul bilancio civile dello stato e degli enti locali. E probabilmente non basterà a risarcire il valore reale degli immobili, la cui stima è stata affidata all’Agenzia del territorio di Pisa. E per le spese operative, una volta che la struttura entrerà in funzione, occorreranno ben altre risorse.

L’Hub sarà un moltiplicatore della spesa militare. Esso accrescerà la proiezione di forze militari nelle cosiddette «aree di interesse strategico» che – specifica il ministero della difesa comprendono non solo l’Europa (inclusi Balcani, Europa dell’Est e Caucaso), ma l’Africa settentrionale, il Corno d’Africa e il Medio Oriente, inclusa l’area del Golfo Persico. Qui le forze armate italiane devono intervenire per «tutelare gli interessi nazionali con ogni strumento». Compito delle forze armate non è più solo la difesa della patria, come sancisce la Costituzione, ma «la difesa dello Stato e salvaguardia dei suoi interessi vitali attraverso operazioni multinazionali anche a grande distanza dal territorio nazionale».

Tutto ciò comporta un ulteriore aumento della spesa militare italiana, che nel 2010 ammonta a circa 25 miliardi di euro. Mentre si tagliano i fondi pubblici per i servizi sociali, sanità compresa, per la scuola, l’università, la ricerca e la cultura. Su base pro capite la spesa militare italiana si colloca al sesto posto mondiale e, come ammontare, al decimo posto. In tal modo l’Italia contribuisce all’enorme spesa militare della Nato. Questa, trainata dalla spesa militare degli Stati uniti equivalente a circa la metà di quella mondiale, è salita a circa 1000 miliardi di dollari annui, pari ai due terzi della spesa militare mondiale.

Ogni minuto si spendono nel mondo oltre 3 milioni di dollari in armi, eserciti e guerre; ogni giorno, oltre 4 miliardi di dollari. Questo mentre scarseggiano le risorse economiche per combattere la povertà, la fame, le malattie e l’analfabetismo. Basterebbe risparmiare, ad esempio, quanto si spende in tre giorni a scopo militare (circa 13 miliardi di dollari) per ricavare la cifra annua necessaria a dimezzare il numero di adulti analfabeti, che oggi è di circa un miliardo, e permettere che tutti i bambini possano andare a scuola. Basterebbe risparmiare quanto si spende in dieci giorni a scopo militare (circa 44 miliardi di dollari) per ricavare la cifra annua necessaria ad affrontare la crisi alimentare mondiale, che ha portato a oltre un miliardo le persone affamate. In tale quadro si inserisce l’Hub militare di Pisa.

Che posizione hanno preso sull’Hub militare i partiti politici presenti in parlamento e negli enti locali toscani?

Il progetto dell’Hub viene presentato, alle Commissioni difesa del Senato e della Camera, come Atto di governo dall’attuale maggioranza facente parte del governo Berlusconi. Ma che posizione prende l’opposizione? Al Senato il sen. Mauro Del Vecchio, generale a riposo membro del Pd, fa eco al relatore Ramponi (PdL), dichiarando che il polo aereo soddisfa un’esigenza assai sentita dalle Forze armate: la realizzazione dell’Hub è quindi «particolarmente importante». Questo il giudizio di merito. Poi, il Pd esprime un voto di astensione per bocca del sen. Gian Piero Scanu. E la commissione, avendo il numero legale, dà parere favorevole al programma dell’Hub. Anche al Senato, il Pd esprime un voto di astensione e la commissione, avendo il numero legale, dà parere favorevole. Il Pd si astiene su questo e altri programmi – precisa l’on. Antonio Rugghia – non in base a una valutazione di merito (s’intende positiva), ma per l’assenza di una strategia governativa nel settore della Difesa che, a causa della «riduzione delle risorse», è in una «precaria situazione» tanto da mettere «a forte rischio lo stesso svolgimento delle missioni internazionali». Altre voci dell’«opposizione», come quella dell’Italia dei valori, tacciono sull’argomento.

Contemporaneamente, in Toscana, autorevoli esponenti del Pd scendono in campo a sostegno dell’Hub militare. Tra questi si distingue l’on. Paolo Fontanelli, già sindaco di Pisa. Nel suo blog «Il taccuino di Fontanelli», lamenta che sull’Hub militare si sta «discutendo in modo assai approssimativo e pretestuoso» e se la prende in particolare con «le opinioni di Dinucci». Porta quindi quelli che, secondo lui, sono i fatti. Anzitutto, «non è in campo nessuna ipotesi di utilizzazione dell’aeroporto di Pisa per attività della base Usa di Camp Darby». Ciò viene smentito poco dopo dalla relazione alla Camera, in cui si afferma che l’Hub, una volta realizzato, sarà messo a disposizione della Nato e quindi di Camp Darby. Fontanelli però non demorde.

«L’idea dell’Hub – scrive – nasce da una esigenza di razionalizzazione di ciò che già attualmente si sta facendo e non di ulteriori sviluppo di attività militari. Si tratta di logistica, stoccaggio e trasporto di materiali e di uomini per le missioni di pace, umanitarie e di protezione civile: adesso, infatti, queste attività vengono fatte in diversi aeroporti militari. Con la proposta di cui si parla, invece, sarebbero concentrate a Pisa per ragioni di risparmio dato che anche l’aeronautica ha avuto consistenti tagli alla spesa. Può darsi che ciò comporti la costruzione di qualche struttura: i militari possono farlo senza bisogno di autorizzazioni dal Comune».

Con tali posizioni dobbiamo misurarci apertamente, senza tatticismi in nome di una presunta unità anti-berlusconi. Posizioni tipo quelle espresse da Fontanelli portano l’Italia sulla stessa strada già percorsa dai governi D’Alema e Prodi, quella (fondata sul consenso bipartisan) del potenziamento delle forze militari da proiettare nelle cosiddette aree di interesse strategico, quella della guerra. A tale proposito devo rilevare che, mentre i rappresentanti locali di Sel, Rc, PdCI e Federazione della sinistra hanno efficacemente sollevato la questione dell’Hub in interrogazioni al consiglio comunale di Pisa e a quello regionale, le direzioni nazionali di questi partiti e movimenti non si sono invece pronunciate con prese di posizione chiare e inequivocabili. Non si tratta semplicemente di una questione locale. Quella dell’Hub militare è una questione di importanza nazionale e internazionale. E come tale va affrontata.

DOCUMENTAZIONE

Articolo de Il Tirreno (3 agosto 2010) in cui si riporta la conferenza stampa del portavoce della 46° Brigata aerea, maggiore Giorgio Mattia:

  • «L’aeroporto militare nuova ricchezza per Pisa / L’aeroporto militare Dall’Oro diventerà un Hub nazionale per le forze armate. Tradotto in termini economici, significa una ulteriore risorsa per la città, potendo movimentare fino a 30mila militari al mese che, considerando anche gli eventuali familiari al seguito, porterebbe il numero di coloro che potrebbero dormire a Pisa e movimentare di conseguenza anche un indotto notevole, di una portata stimata fino a 50-60mila persone.  La notizia di questo ulteriore sviluppo dell’aeroporto pisano – accanto al traffico civile in costante espansione, ce ne sarebbe un altro militare di proporzioni assai superiori a quelle di oggi – è stata illustrata ieri dal portavoce della 46esima Brigata aerea, maggiore Giorgio Mattia.  «Inizieremo i lavori all’interno della base – ha detto – a maggio del prossimo anno, per renderla adeguata alle nuove esigenze entro il 2013, quando l’Hub diventerà operativo a tutti gli effetti».  Facendo un esempio, parafrasando il linguaggio militare, la portata dell’insediamento a Pisa sarebbe corrispondente a quello di un Corpo d’Armata.  Il portavoce della 46.ma, Giorgio Mattia, entrando nei dettagli dice che Pisa «sarà sarà il punto di riferimento per tutte le forze armate che avranno bisogno di spostarsi per via aerea per tutte le missioni nei teatri internazionali».  Certamente, dovrà crearsi una sorta di cittadella all’interno dell’aeroporto militare. «Ci sarà – spiega Mattia – oltre ai lavori di ampliamento dello scalo, anche la costruzione di una struttura ricettiva che potrà movimentare fino a 30 mila uomini perfettamente equipaggiati, in un arco di tempo di almeno un mese».  Si tratta quindi di un rilancio del ruolo strategico della base pisana che, come dicevamo all’inizio, avrà importanti ricadute economiche sul territorio.  Il ruolo privilegiato dell’aeroporto di Pisa nel panorama nazionale degli scali militari è eloquente. «Quando sarà operativo l’Hub – dice il portavoce della 46.ma – diventerà l’unico posto per le forze armate italiane da dove si partirà per le diverse missioni internazionali e rispecchierà in tutto e per tutto i grandi Hub civili con servizi di check in e check out, polizia doganale, ma anche movimentazione bagagli e altri servizi di terra che potranno essere gestiti da ditte civili». E, anche per questi ultimi servizi, si creerà un indotto di non poco conto con altre ricadute positive sul territorio».

Articolo de Il Tirreno (8 agosto 2010) in cui si riportano le dichiarazioni del sindaco di Pisa Marco Filippeschi:

  • «Sessanta milioni per fare l’hub militare / Per la nostra città non può che essere un onore accogliere le strutture che consentiranno all’aeroporto militare di essere il punto di riferimento, logistico e di volo, per le missioni di pace che le nostre forze armate saranno chiamate a svolgere. Senza sottovalutare anche le possibili ed interessanti ricadute occupazionali».  È stata accolta così dal sindaco Marco Filippeschi la notizia – ufficializzata nei giorni scorsi – che il Dall’Oro diverrà un hub militare. Operazione per la quale sono previsti investimenti per 60 milioni di euro. Nell’ambito del trasporto civile viene identificato come hub l’aeroporto di riferimento nazionale per la movimentazione di personale, mezzi e materiali. Fiumicino sta al trasporto civile come Pisa starà a quello militare. “La formalizzazione del progetto dello Stato Maggiore della Difesa è avvenuto nell’aprile scorso – spiega il generale Stefano Fort, comandante della 46ª Brigata Aerea – e per la sua attuazione è stato previsto un budget di circa sessanta milioni di euro. Nell’ottica di razionalizzazione delle risorse, lo Stato Maggiore ha inteso investire su un unico aeroporto il convoglio dei contingenti militari proiettati nei fuori area. La scelta di Pisa non è casuale sia per la presenza consolidata della 46ª come base da trasporto, che per i requisiti geografici di cui si avvale la città”.  Complice la sua posizione e la percorribilità delle autostrade che la collegano al resto del Paese, una rete ferroviaria e marittima di primaria importanza, la base pisana è risultata essere per la Difesa la più idonea a svolgere anche compiti di stoccaggio – per un tempo prolungato – di materiali che dovranno essere impiegati fuori area.  Dalla metà del 2011 fino al 2013, sono previsti al Dall’Oro lavori infrastrutturali che lo porteranno ad acquisire in tutto e per tutto le peculiarità necessarie per diventare il primo aeroporto militare dotato di check-in, check-out, aree di attesa per militari in transito ed aree per il controllo doganale. Grazie alla nuova struttura sarà possibile accogliere e fornire supporto logistico fino a 30.000 uomini al mese.  Il protrarsi dell’impegno delle forze armate italiane nei teatri operativi e le molteplici missioni umanitarie effettuate dai suoi equipaggi nei cieli di tutto il mondo, hanno già assegnato alla 46ª un primato nel panorama del trasporto militare internazionale. Solo pochi mesi fa, a coronamento delle sue innumerevoli missioni di trasporto di uomini e mezzi, la Brigata è stata insignita della Croce d’Oro dell’Esercito e della Medaglia d’oro per la Sanità.  «La convivenza della base militare e dello scalo civile, segnate dagli ottimi rapporti con l’amministrazione comunale – aggiunge il sindaco Filippeschi – sono garantite e producono effetti, come nel caso del progetto per l’allungamento delle piste».

Resoconto ufficiale della relazione presentata dal sen. Luigi Ramponi (generale a riposo, membro del Pdl) alla Commissione difesa del senato il 12 ottobre 2010:

  • «Il relatore Ramponi (PdL) illustra l’atto del Governo in titolo, rilevando preliminarmente che la realizzazione di un polo aereo dedicato all’attività logistica e di supporto era un’esigenza assai sentita dalle Forze armate, soprattutto in relazione alla partecipazione alle operazioni internazionali di pace. Tale struttura di grandi dimensioni (che utilizzerà soluzioni logistiche già sperimentate con successo nel settore civile), dovrà, in particolare, essere adeguatamente connessa con le principali vie di comunicazione stradale, ferroviaria e navale, gestire la ricezione, lo stoccaggio e lo smistamento dei materiali, preparare e curare l’allestimento del carico, ricevere e gestire vettori di trasporto aereo (militari e civili) di diverse capacità e caratteristiche (sia di grandi che di medie dimensioni), ed essere in grado di gestire contemporaneamente più operazioni di imbarco e sbarco di personale e materiali, applicando altresì i protocolli nazionali ed internazionali in campo doganale e sanitario. Il piano di investimento sarà, infine, di durata quadriennale (dal 2010 al 2013), con un costo totale di circa 63 milioni di euro (di cui 37 milioni per le infrastrutture ed i restanti 26 per i mezzi ed i materiali)».

Resoconto ufficiale della parte essenziale della relazione presentata dall’on. Roberto Speciale (generale a riposo, membro del PdL) alla Commissione difesa della Camera il 26 ottobre 2010:

  • «Roberto Speciale (PdL) osserva che lo scopo del programma in esame è la realizzazione di un hub aereo nazionale dedicato alla gestione dei flussi, via aerea, di personale e di materiale dal territorio nazionale per i teatri operativi, e viceversa, in grado di: assicurare il collegamento con le principali linee di viabilità (navale, ferroviaria e stradale); ricevere e gestire vettori da trasporto aereo, militari e civili, sia cargo sia passeggeri, di grandi e medie dimensioni; gestire la ricezione, stoccaggio e smistamento dei materiali da movimentare; preparare e curare l’allestimento del carico, incluso i carichi di merci pericolose, nonché la ricezione, il controllo, lo stazionamento, il transito e la movimentazione di passeggeri e bagagli; applicare e vigilare sul rispetto dei protocolli nazionali e internazionali in campo doganale e sanitario. La nota illustrativa del programma precisa che l’hub aereo nazionale dovrà essere realizzato sull’aeroporto di Pisa e sarà contraddistinto da strutture dedicate per la ricezione, il check-in, il check-out, i controlli di sicurezza, passaporti e doganali, la ricezione, la verifica, la preparazione, il confezionamento dei carichi e dei bagagli passeggeri, inclusi i controlli radiogeni e di sicurezza, nonché le operazioni di sicurezza legate al volo per gli equipaggi in transito. Oltre alle citate infrastrutture, faranno parte dell’hub aereo nazionale anche le superfici operative orizzontali (piazzali, vie di rullaggio, raccordi eccetera) per la gestione e il parcheggio dei velivoli militari e/o noleggiati. La capacità di transito massimo teorico dell’hub aereo sarà di circa 600-1200 passeggeri giornalieri, mentre la sua capacità di movimentazione giornaliera massima sarà di circa 300-400 tonnellate. La nota illustrativa precisa, altresì, che l’acquisizione della capacità hub aereo nazionale costituirà un punto di riferimento nazionale, a valenza interforze, che consentirà un’ulteriore integrazione con le componenti Esercito e Marina, nel settore dei trasporti, nonché una risorsa logistica strategica per il paese in caso di operazioni di supporto umanitario, catastrofi naturali, eccetera. Il programma in esame – che interesserà i settori industriali relativi al comparto edile, metalmeccanico e tecnologico – non prevede cooperazione internazionale; tuttavia, la nota illustrativa sottolinea che la struttura, una volta realizzata, potrà essere messa a disposizione della NATO e dell’Unione europea per supportare i flussi di materiale e personale in caso di crisi internazionali».
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