L’aeronautica: nessun rischio per Pisa
Manlio Dinucci
Nessun rischio deriverà per Pisa dall’Hub aereo nazionale delle forze armate: questo in sostanza hanno detto, nell’audizione al Comune, il gen. Stefano Fort, comandante della 46a Brigata aerea, e altri ufficiali dell’aeronautica, di cui uno inviato dallo stato maggiore. Il progetto, approvato in ottobre dalle commissioni esteri di Senato e Camera, è divenuto esecutivo con il decreto governativo dell’11 novembre 2010.
Secondo l’aeronautica, l’Hub sarà realizzato all’interno dell’area militare dell’aeroporto: il piazzale verrà costruito, a partire da marzo, colmando il vuoto tra le attuali piazzole; il terminal sorgerà dove ora sono quattro fatiscenti edifici. E, si assicura, l’Hub comporterà un aumento di soli 350 voli annui (in media 1 al giorno): quelli con aerei noleggiati che, da altri aeroporti, saranno concentrati a Pisa. Né vi sarà un aumento del rumore, grazie a speciali barriere e sorvoli più alti.
Si realizzerà così un evento miracoloso: l’Hub aereo nazionale – da cui potranno transitare fino a 36mila militari e 12mila tonnellate di materiali al mese, diretti dal territorio italiano ai teatri operativi e viceversa – sarà a impatto zero. Una rappresentazione idilliaca, confutata, in una successiva audizione al Comune, dal Coordinamento No Hub (v. http://nohub.noblogs.org/).
Questi, in sintesi, i fatti. Anche se l’Hub resterà nella fase iniziale all’interno dell’area militare dell’aeroporto, esso avrà un impatto sul territorio circostante, poiché verrà collegato alle vie di comunicazione stradale, ferroviaria e navale. I 350 voli, di cui parla l’aeronautica, si aggiungeranno a quelli effettuati dalla 46a Brigata aerea, in aumento. Quello di Pisa è un aeroporto militare aperto al traffico civile, in cui vengono già effettuati ogni anno oltre 50mila decolli e atterraggi, per oltre un terzo di aerei militari.
L’Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale) effettua un monitoraggio dell’inquinamento acustico, già oggi ai limiti della sostenibilità. L’ancora più pericoloso inquinamento atmosferico, dovuto a sostanze chimiche e polveri sottili emesse dagli aerei e dalla struttura aeroportuale, non viene però monitorato dall’Arpat ma dalla Sat, la società a capitale pubblico e privato che gestisce il settore civile dell’aeroporto, la quale passa i dati (relativi al solo sito aeroportuale) all’Arpat e al Comune. E’ come se, per verificare l’inquinamento di una fabbrica, si affidasse il monitoraggio al solo proprietario.
Vi è poi il rischio di incidenti, come quello del C-130J (modificato in aereo cisterna per il rifornimento in volo dei caccia), precipitato nel 2009: il rischio crescerà poiché saranno concentrati nell’Hub di Pisa gli aerei noleggiati, tra cui enormi cargo russi Antonov e Iliuscin.
E mentre il parlamento conferma che l’Hub sarà messo a disposizione della Nato, quindi della limitrofa base Usa di Camp Darby che vi opererà con i giganteschi aerei C-17 Globemaster, l’aeronautica assicura che non vi è alcuna relazione tra l’Hub e Camp Darby, il cui comando è venuto a conoscenza del progetto attraverso i giornali.
(il manifesto, 23 gennaio 2011)