Il pagliaccio va alla guerra
Manlio Dinucci
Un leader debole e incapace, che ha offeso il suo Paese e creato difficoltà agli alleati europei. Non avrebbe potuto essere più spietato il ritratto che Ronald Spogli, ex ambasciatore Usa in Italia, fa di Silvio Berlusconi nelle sue relazioni a Barak Obama e Hilary Clinton e rese note da WikiLeaks. Il leader italiano viene descritto come un uomo che incappa in «frequenti gaffe» e con «una povera scelta di parole», un politico che, scrive Spogli, «è diventato il simbolo dell’incapacità e inefficacia dei governi italiani nell’affrontare i problemi del paese». Ma anche, ed è l’aspetto che cinicamente interessa di più Washington, un alleato fedele, al quale poter chiedere tutto, da un maggiore impegno militare in Afghanistan alla possibilità di avere carta bianca per quanto riguarda le basi Usa sul nostro territorio. E proprio per questo da difendere.
Che l’Italia sia «una piattaforma strategica unica per le truppe statunitensi» lo sapevamo già prima che ce lo dicessero i cablogrammi dell’ambasciata Usa a Roma filtrati attraverso WikiLeaks, di cui La Repubblica e L’Espresso hanno riportato ieri alcuni brani. Lo confermano i dati ufficiali dell’ultimo inventario delle basi militari (Base Structure Report 2010), pubblicato dal dipartimento Usa della difesa: in Italia il Pentagono possiede 1408 edifici e ne ha in affitto o concessione altri 881, per una superficie complessiva di oltre un milione e mezzo di metri quadri. Essi sono distribuiti in 41 siti principali, cui se ne aggiungono altri minori portando il totale a circa 70.
Come abbiamo già scritto sul manifesto, i siti delle forze armate Usa in Italia, pur essendo meno di quelli in Germania, stanno acquistando crescente importanza nel «riallineamento» strategico effettuato dal Pentagono, che sta ridislocando le proprie forze dall’Europa centrale e settentrionale a quella meridionale e orientale, per proiettarle più efficacemente in Medio Oriente, Europa orientale e Africa. Ciò viene confermato dai cablogrammi dell’ambasciata Usa: la dislocazione in Italia permette alle forze statunitensi di «raggiungere facilmente le aree turbolente del Medio Oriente, dell’Europa orientale e dell’Africa». Grazie a ciò, l’Italia è «divenuta la base del più importante dispositivo militare schierato fuori dagli States. E con AfriCom sarà partner ancora più significativo della nostra proiezione di forza».
In tale quadro la 173a brigata, di stanza a Vicenza è stata trasformata in squadra di combattimento formata da più battaglioni, potenziando il suo ruolo di unica «forza di risposta rapida» aviotrasportata del Comando europeo degli Stati uniti. Da qui la decisione, approvata dal governo Prodi, di creare un’altra base Usa a Vicenza, nell’area dell’aeroporto Dal Molin. Sempre a Vicenza è stato installato lo U.S. Army Africa (Esercito Usa per l’Africa), trasformando la Forza tattica nel Sud Europa in componente terrestre del Comando Africa (AfriCom). E’ stata allo stesso tempo potenziata Aviano, una delle principali basi delle Forze aeree Usa in Europa. Ad Aviano è dislocato il 31st Fighter Wing, l’unico stormo di cacciabombardieri Usa a sud delle Alpi, composto di due squadriglie di F-16. Esso dispone anche di bombe nucleari, depositate ad Aviano e Ghedi Torre.
In questo potenziamento è cresciuto il ruolo di Camp Darby, la base logistica che rifornisce le forze terrestri e aeree Usa nell’area mediterranea, africana, mediorientale e oltre. E’ l’unico sito dell’esercito Usa in cui il materiale preposizionato (carrarmati, ecc.) è collocato insieme alle munizioni: nei suoi 125 bunker vi è l’intero equipaggiamento di due battaglioni corazzati e due di fanteria meccanizzata. Vi sono stoccate anche enormi quantità di bombe e missili per aerei, insieme ai «kit di montaggio» per costruire rapidamente aeroporti nelle zone di guerra. Questi e altri materiali bellici possono essere rapidamente inviati in zona di operazione attraverso il porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa. A Camp Darby – confermano i cablogrammi dell’ambasciata Usa – sono stoccate anche le cluster bombs (le bombe a grappolo che rilasciano ciascuna centinaia di submunizioni). Formalmente le autorità Usa hanno chiesto al sottosegretario Gianni Letta se questo è un problema, dato che l’Italia ha sottoscritto (ma non ratificato) il trattato per la messa al bando di queste armi. E Letta ha assicurato che il governo non interverrà su tale questione.
Stessa situazione a Napoli, dove ha sede il comando delle forze navali Usa in Europa, comprendenti la Sesta Flotta, cui si è aggiuntio quello delle forze navali AfriCom. Le autorità Usa – risulta dai cablogrammi – hanno chiesto che la nuova caserma per il personale della Sesta Flotta, costruita a Gricignano d’Aversa (Caserta), goda dell’extraterritorialità. Ciò è contrario alla Costituzione italiana. Il ministro della difesa La Russa ha proposto però di aggirare l’ostacolo, stipulando un patto bilaterale che garantisca completa autonomia ai militari Usa in fatto di sicurezza e vigilanza.
Con il consenso sia del governo Prodi che di quello Berlusconi, il Pentagono ha potenziato negli ultimi anni anche la base aeronavale di Sigonella (in Sicilia), dove si trova uno dei due centri di rifornimento della U.S. Navy fuori dal territorio statunitense, dalla quale opera una forza speciale Usa per missioni segrete in Africa e partono i voli segreti dei Global Hawks. Nella stessa base vi è una delle tre stazioni terrestri della rete di telecomunicazioni satellitari GBS della U.S. Air Force. Nella vicina Niscemi, dove già sono in funzione 41 antenne del centro trasmissioni di Sigonella, saranno installate tre grandi parabole satellitari del Muos (Mobile User Objective System), il sistema di telecomunicazioni satellitari di nuova generazione della U.S. Navy. Ma – confermano i cablogrammi – la popolazione è contraria, temendo danni per la salute, e Letta e La Russa non riescono a superare le resistenze.
I cablogrammi dell’ambasciata Usa confermano, quindi, che il governo Berlusconi ha acconsentito a tutte le richieste statunitensi, compresa quella di una maggiore partecipazione alla guerra in Afghanistan: ha addirittura inviato più truppe di quelle richieste dal Pentagono e ha tolto ogni limitazione al loro impiego nei combattimenti. Si può quindi dedurre che, anche su altre questioni per ora non emerse dai cablogrammi, manterrà lo stesso lo stesso atteggiamento accondiscendente che, a onor del vero, ha caratterizzato anche i governi D’Alema e Prodi.
Fra tali questioni ve sono due di particolare importanza: la possibilità – emersa dal rapporto U.S. non-strategic nuclear weapons in Europe: a fundamental Nato debate dell’Assemblea parlamentare della Nato – che le armi nucleari Usa in Europa vengano in futuro concentrate ad Aviano; la possibilità che la decisione di costruire all’aeroporto di Pisa l’Hub aereo nazionale delle forze armate sia stata presa su pressione del Pentagono, che ha bisogno di potenziare l’invio di materiali bellici da Camp Darby ai vari teatri operativi, ipotesi confermata dalla relazione alla Commissione Difesa della Camera in cui si afferma che «la struttura, una volta realizzata, potrà essere messa a disposizione della Nato in caso di crisi internazionali». Dovremo aspettare altri file di WikiLeaks per avere conferma?
(il manifesto, 19 febbraio 2011)