Manlio Dinucci
Mentre il Comando centrale Usa annuncia che i raid aerei Nato/Isaf in Afghanistan sono saliti a circa 34mila l’anno (più del doppio rispetto al 2007), con impiego di oltre 5mila bombe e missili, il Senato italiano rifinanzia la missione militare in Afghanistan e le altre, con il disegno di legge n. 2537 sulla «proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia». Già varato dalla Camera, esso è stato approvato dal Senato a schiacciante maggioranza: 208 contro 9, questi ultimi tutti dell’Italia dei Valori. Autorizza, per i primi sei mesi del 2011, la spesa di 754,3 milioni di euro: ciò significa che per l’intero anno si prevede una spesa di oltre un miliardo e mezzo di euro. Essa non è iscritta nel bilancio della Difesa, ma in quello del Ministero dell’economia e delle finanze. Contribuisce così a un ulteriore aumento della spesa militare, salita a circa 25 miliardi di euro annui.
Il grosso della spesa prevista per i primi sei mesi del 2011, oltre 395 milioni di euro, va alla «Missione Nato di assistenza al governo afghano per l’estensione della sua autorità ed influenza nel paese». Altri 106 milioni alla missione Unifil in Libano, 37 alle missioni nei Balcani. Si aggiungono 13 milioni per l’attività navale della Nato nel Mediterraneo nell’ambito del «contrasto al terrorismo internazionale», 8 per la missione italo-libica diretta a «fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione cladestina», 25 per le missioni Nato/Ue di «lotta alla pirateria nelle acque della Somalia». Cifre minori, ciascuna di circa 4 milioni, sono destinate all’addestramento di militari e poliziotti iracheni e albanesi e di non meglio identificate «forze di sicurezza» somale e congolesi.
Della somma complessiva per i primi sei mesi, oltre 692 milioni sono destinati alle missioni militari, circa 62 alla «ricostruzione civile». Nella nostra politica estera – ha spiegato il relatore Bettamio (PdL) – la componente militare e quella civile avanzano di pari passo: siamo impegnati non solo nelle «operazioni di sicurezza» ma anche nell’«assistenza umanitaria». In questo campo figurano opere meritorie come una «missione di stabilizzazione economica, sociale e umanitaria in Afghanistan e Pakistan», inclusa una «Casa della società civile» a Kabul, e misure di sostegno a organizzazioni non-governative che intendano operare in Afghanistan e Pakistan «per fini umanitari» sotto l’egida dei militari.
Emblematico è che, in una fase di forti tagli alla spesa pubblica e acuto scontro politico, i maggiori avversari si siano trovati in perfetto accordo nel rifinanziare le missioni militari all’estero. Il gruppo PD al Senato, presieduto dalla Finocchiaro, ha votato compatto col Pdl. Ha però prima dato battaglia in aula, non perché il governo riduca la spesa per le missioni militari, ma perché la renda sistematica programmandola su base pluriennale. Come fece il governo Prodi che nella Finanziaria 2007 stabilì, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, la spesa di 1 miliardo di euro per le missioni militari. Allo stesso tempo il gruppo PD ha chiesto di accrescere la spesa per gli «interventi di cooperazione e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione», complementari alle missioni militari.
Il sen. Di Giovan Paolo (PD) ha lamentato che le missioni internazionali delle forze armate non godono di un quadro giuridico costituzionale: «Meno retorica patriottarda e più spirito patriottico vero imporrebbero questa scelta al servizio dei nostri militari». Il sen. Tonini (PD) ha affermato che in Afghanistan dobbiamo «garantire l’equilibrio attraverso una strategia che non è di uscita immediata e banale». Il sen. Del Vecchio (PD) ha sottolineato che in Afghanistan «va perseguito con determinazione l’obiettivo della stabilizzazione» e che, in situazioni come questa, «solo la componente militare può integrare i principi di solidarietà, generosità e sostegno di chi soffre con le esigenze di sicurezza». Ha quindi condannato le «vili manifestazioni di persone senza patria e senza ideali» che hanno «ingiuriato» l’attività dei militari. «Voglio ricordare – ha concluso la sen. Pinotti (PD) – che le missioni dei nostri militari all’estero sono al servizio del buon nome e dell’immagine del nostro Paese».
Se ne è ricordata l’associazione francescana Assisi Pax International, che ha conferito all’esercito italiano, nella chiesa del convento della casa natale di San Francesco, la Palma d’Oro per la Pace per «l’affermazione dei valori della pace tra i popoli nel rispetto delle loro culture e religioni, ma soprattutto per il merito di concederci la speranza di prosperare, come nazione e come popolo italiano, e continuare ad essere autorevoli in ambito internazionale». Il premio è costituito da un ramo di ulivo in bagno d’oro tratto dall’albero all’interno del santuario della casa natale di San Francesco d’Assisi. Che, sicuramente, si è rivoltato nella tomba.
(il manifesto, 24 febbraio 2011)