I rischi per l’ambiente dell’ hub militare

Maurizio Marchi – responsabile prov.le Medicina democratica Livorno

maurizio.marchi@tesoro.it

Schema dell’intervento all’assemblea pubblica del 3-12-10

  • Grazie agli studenti per la splendida mobilitazione
  • Sull’hub mi limito agli aspetti ambientali, visto che di quelli militari ne parla Manlio Dinucci.
  • Immensa area ad alto rischio d’incidente rilevante (catastrofico)
  • Da sud a nord 1 – porto di livorno con le chimichiere, gasiere, petroliere ecc 2 – raffineria 3 – Campo Darby 4- aeroporto. Piu’ un nuovo elemento, il rigassificatore OLT.
  • Sul porto va ricordato il disastro Moby Prince del 10 aprile 1991, per la commistione tra traffico civile, industriale e militare. Ma si sono verificati vari altri incidenti in porto.
  • Sulla raffineria ENI, con 330 depositi di gas e petrolio, ricordiamo l’incendio del 28 gennaio 2010 (torre di raffreddamento) e l’incidente del 24 settembre 2010 quando un’autocisterna di cherosene per l’aeroporto di Genova perse 5.000 litri di cherosene tra le case: fortunatamente non vi fu innesco, poteva essere un’altra Viareggio. Decine di cisterne simili per l’aeroporto di Pisa escono dalla raffineria tutti i i giorni.
  • Rigassificatore OLT, la Commissione internazionale tra le 60 osservazioni e le 12 raccomandazioni chiede se si sia prevista una opzione militare della nave guardiana in caso che un natante superasse il cerchio di rischio e puntasse ad un attentato. Quale opzione militare ??
  • Campo Darby, per noi vale la decisione del Consiglio comunale di Pisa del 18 gennaio 2007 per la chiusura e il riuso civile dell’area.
  • Aeroporto di Pisa, impatto attuale: 185 voli al giorno (140 civili +45 militari). Non ci sono studi sulle emissioni chimiche. Paragone con l’aeroporto di Venezia, simile per traffico (192 voli/giorno)
  • Emissioni aeroporto di Venezia in tonn/anno, ARPAV:
  • 50 t ossidi di zolfo, 626 t ossidi azoto, 172 t COV, 640 t ossido carbonio, 79.436 t anidride carbonica, 8 t polveri totali, 40 t. PM10, 7 t PM 2,5
  • ARPA su Malpensa, oltre a questi inquinanti aggiunge anche la miscela Btex: benzene, toluene, etilbenzene e xileni: cancerogeni, portatori di leucemie e effetti cronici sul sistema nervoso.
  • Comunque un aereo emette sostanze tossiche quanto 400/5000 auto, a seconda del tipo; prendiamo una media prudente di 2.000 auto, moltiplicato per 185 voli al giorno su Pisa si riversa ogni giorno lo scarico corrispondente a 370.000 auto
  • Fanno ridere gli stop alle auto quando si sfora le PM, infatti senza successo a Pisa.
  • Saint Gobain 1.369 tonn/anno di ossidi di azoto, il 10% della Toscana, e 631 t. di ossidi di zolfo.
  • Kimble Italiana 204 tonn. di ossidi di azoto (dati EPER dell’UE)
  • Sul rumore, che è l’unico indagato a Pisa, ARPAT ammette che il traffico a nord, cioè sulla città, è triplicato negli ultimi 5 anni, mentre è aumentato solo del 25% a sud (Coltano)
  • Sul progetto di rendere navigabile lo scolmatore d’Arno, ci si intravede un interesse di Campo Darby per spostare all’interporto di Guasticce materiali logistici di scarso interesse militare, per dedicare gli spazi interni alla base di Campo Darby agli armamenti. Ma renderlo navigabile suscita perplessità sulla sua funzione primaria, che è quella di salvaguardare Pisa da alluvioni. Quindi anche questo progetto militare/civile confligge con la salvaguardia ambientale di Pisa.
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Le ragioni di fondo del No all’hub militare

Relazione di Manlio Dinucci alla prima Assemblea pubblica del Coordinamento No Hub, svoltasi a Pisa il 3 dicembre 2010

Quando viene annunciato il programma dell’Hub militare?

L’annuncio viene fatto il 2 agosto 2010 dal portavoce della 46a Brigata aerea, maggiore Giorgio Mattia. Ecco, in sintesi, come Il Tirreno (3 dicembre) riporta la notizia: «L’aeroporto militare Dall’Oro diventerà l’Hub nazionale delle forze armate. Pisa sarà il punto di riferimento per tutte le forze armate che avranno bisogno di spostarsi per via aerea per tutte le missioni nei teatri internazionali. Certamente, dovrà crearsi una sorta di cittadella all’interno dell’aeroporto militare. Sarà costruita anche una struttura ricettiva che potrà movimentare fino a 30 mila uomini perfettamente equipaggiati, in un arco di tempo di almeno un mese. L’Hub rispecchierà in tutto e per tutto i grandi Hub civili con servizi di check in e altri servizi di terra che potranno essere gestiti da ditte civili. Si tratta quindi di un rilancio del ruolo strategico della base pisana. Tradotto in termini economici, significa una ulteriore risorsa per la città».

Quali sono le prime obiezioni sollevate dagli oppositori dell’Hub?

Esse vengono espresse in un articolo pubblicato sul manifesto il 4 agosto. Anzitutto si sottolinea che il progetto di creare a Pisa l’unica base aerea da cui transiteranno tutti i reparti inviati nelle diverse missioni internazionali, viene imposto all’intera città senza che i suoi abitanti siano stati consultati. Sicuramente, si prevede, esso riceverà l’entusiastico ok del sindaco Marco Filippeschi. Si ricorda che è stato Filippeschi, nel novembre 2009, ad annunciare che la base Usa di Camp Darby, tra l’aeroporto di Pisa e il porto di Livorno, ha «importanti prospettive» e che «gli americani ritengono questo insediamento molto importante e vogliono continuare a investirci». Intanto vi investono la Regione Toscana e i comuni di Pisa e Livorno che, ampliando il Canale dei Navicelli, permettono alla base di velocizzare i collegamenti con il porto di Livorno e accrescere la sua capienza, così da rifornire più rapidamente le forze terrestri e aeree nell’area mediterranea, africana e mediorientale. Nello stesso quadro si inserisce il progetto dell’Hub di Pisa: il fatto che esso sarà in grado di movimentare 30mila militari al mese, il triplo di quanti l’Italia ha dislocati all’estero, indica che la struttura potrà essere usata anche dalle forze armate statunitensi.

Siamo di fronte a un nuovo tipo di militarizzazione del territorio, basato non solo sull’ampliamento delle strutture militari ma sulla loro integrazione con quelle civili. A Pisa essa si traduce in quella che il sindaco esalta come esemplare «convivenza della base militare e dello scalo civile». L’aeroporto, la cui gestione complessiva è militare, viene definito «un caso unico nel panorama degli scali italiani», perché vi si conducono attività sia militari che civili.

Si contesta quindi nell’articolo l’affermazione che il progetto, rilanciando il ruolo strategico della base pisana, avrà importanti ricadute economiche sul territorio. In realtà esso stravolge la vocazione culturale e turistica del territorio puntando sul militare, Si aggiunge a questo il fatto che l’impatto ambientale dell’aeroporto, sia acustico che chimico, è già ai limiti della sostenibilità. Aumenta allo stesso tempo il pericolo di incidenti come quello verificatosi nel novembre 2009, quando un gigantesco C-130J, modificato in aereo cisterna per il rifornimento in volo dei cacciabombardieri, è precipitato rischiando di provocare una strage. La realizzazione dell’Hub, una vera e propria cittadella militare all’interno della città, che richiederà maggiore spazio e la probabile demolizione di edifici civili, accrescerà enormemente tale impatto.

Siamo quindi di fronte al progetto di militarizzazione di un territorio, che supera quello del raddoppio della base di Vicenza, da cui potranno trarre vantaggio alcuni settori locali, ma non la cittadinanza nel suo complesso. Un altro investimento sulla «risorsa guerra», dietro il paravento delle «missioni umanitarie». Questo si dice due giorni dopo l’annuncio.

Che posizione assume il sindaco di Pisa?

Come previsto, il sindaco esprime subito, pubblicamente, il suo entusiastico appoggio al progetto dell’Hub militare. Ecco come Il Tirreno dell’8 agosto 2010 riporta, citandole tra virgolette, le sue dichiarazioni: «Per la nostra città non può che essere un onore accogliere le strutture che consentiranno all’aeroporto militare di essere il punto di riferimento, logistico e di volo, per le missioni di pace che le nostre forze armate saranno chiamate a svolgere. Senza sottovalutare anche le possibili ed interessanti ricadute occupazionali».

Il sindaco di Pisa esprime così il pieno appoggio della città al progetto dell’Hub militare senza aver richiesto il parere del consiglio comunale, né tantomeno consultato la cittadinanza. E lo esprime ancora prima che il progetto sia presentato in parlamento. Successivamente, nel consiglio comunale del 4 novembre 2010, il sindaco sostiene che si è trattato di un «equivoco»: spiega di essere orgoglioso non dell’opera in cemento (di cui, dice, saranno orgogliosi i militari) ma della presenza delle istituzioni militari a Pisa e del fatto che partono da qui le missioni di pace e solidarietà. Nella stessa seduta del consiglio comunale, l’assessore all’urbanistica Fabrizio Cerri ammette che «nessuno di noi ha visto un progetto», né «una cartografia in grado di esprimere un progetto compiuto».

Nonostante ciò, in previsione di un allargamento dell’aeroporto, una delegazione composta dal sindaco di Pisa e da rappresentanti della Provincia e della Regione Toscana incontra a Roma, il 19 ottobre, il ministro Matteoli, per avviare un tavolo tecnico sulla «delocalizzazione» di 44 abitazioni da una zona limitrofa all’aeroporto, tavolo cui parteciperà anche il ministero della Difesa.

Che ruolo svolge il parlamento?

Il parlamento italiano viene chiamato a pronunciarsi sull’Hub di Pisa solo dopo che esso è stato annunciato e illustrato, il 2 agosto 2010, dal portavoce dell’aeronautica militare, e dopo che questa ha pubblicato, il 3 agosto, un avviso di gara per la fornitura di mezzi, equipaggiamenti e sistemi per «il costituendo Hub aereo nazionale presso l’aeroporto militare di Pisa». L’aeronautica militare, dunque, scavalca il parlamento. Il ministro della difesa presenta infatti il programma dell’Hub in parlamento solo il 30 settembre.

Il 12 ottobre 2010, secondo la procedura «parere su atti del governo», viene presentato alla Commissione difesa del Senato. Nella sua relazione, il sen. Luigi Ramponi (generale a riposo, membro del Pdl), rileva che la realizzazione di un polo aereo dedicato all’attività logistica e di supporto era un’esigenza assai sentita dalle Forze armate. Precisa che si tratterà di una struttura di grandi dimensioni, la quale dovrà essere adeguatamente connessa con le principali vie di comunicazione stradale, ferroviaria e navale, ed essere in grado di gestire contemporaneamente più operazioni di imbarco e sbarco di personale e materiali.

Il 26 ottobre 2010, il programma dell’Hub militare viene presentato alla Commissione difesa della Camera. La relazione, svolta dall’on. Roberto Speciale (generale a riposo, membro del PdL), fornisce ulteriori dettagli. L’Hub sarà in grado di ricevere aerei militari e civili, sia passeggeri sia cargo, di grandi e medie dimensioni. Potrà movimentare 36mila militari e 12mila tonnellate di materiali al mese, «inclusi carichi di merci pericolose». L’Hub costituirà un punto di riferimento nazionale a valenza interforze, che consentirà un’ulteriore integrazione con le componenti Esercito e Marina. E, una volta realizzato, potrà essere messo a disposizione della NATO in caso di crisi internazionali.

Ciò significa che l’Hub sarà usato anche dalle forze armate statunitensi, in particolare da quelle del vicino Camp Darby. Lo conferma il fatto che, nella documentazione presentata alla Camera, si precisa che all’Hub di Pisa potranno atterrare e decollare anche i giganteschi C-17 Globemaster dell’aeronautica Usa, la cui capacità di carico è tre volte e mezza maggiore di quella dei C-130J dell’aeronautica italiana. A Camp Darby, è stato recentemente costruito un nuovo gigantesco complesso di depositi ed edifici per una superficie di oltre 40mila metri quadri (come 7 campi di calcio internazionali). Ciò ha accresciuto la capienza di materiali militari. Con l’entrata in funzione dell’Hub, Camp Darby potrà usare, oltre al porto di Livorno, anche l’aeroporto di Pisa in misura molto maggiore di quanto faccia oggi.

Quale funzione svolgerà l’Hub militare nel quadro della strategia Usa/Nato?

Il nuovo concetto strategico, ulteriormente sviluppato dal summit Nato di Lisbona (novembre 2010), stabilisce che occorre investire meno nelle forze militari statiche, dislocate all’interno dei 28 paesi membri dell’Alleanza, e di più nelle forze militari mobili, in grado di essere proiettate rapidamente fuori del territorio della Nato. In tale strategia, l’Italia svolge un ruolo di fondamentale importanza quale trampolino di lancio della proiezione di forze verso sud e verso est.

Tutte le basi Nato in Italia, a partire dal quartier generale della Forza congiunta alleata a Napoli, sono in fase di potenziamento. Tutte queste basi sono sotto comando statunitense. Il Comandante supremo alleato in Europa non può infatti essere un militare europeo. Deve, per regolamento, essere un generale o ammiraglio nominato dal presidente e confermato dal senato degli Stati uniti. Solo dopo, formalmente, il Consiglio atlantico viene chiamato ad approvare la scelta. Lo stesso criterio vale per gli altri comandi chiave dell’Alleanza. Ad esempio, a capo della Forza congiunta alleata a Napoli c’è un ammiraglio statunitense che è, allo stesso tempo, comandante delle Forze navali Usa in Europa e delle Forze navali Usa per l’Africa. Poiché tutti questi alti ufficiali fanno parte della catena di comando statunitense, che per loro ha priorità assoluta, anche le forze alleate europee ai loro ordini sono di fatto inserite nella stessa catena di comando che fa capo al presidente degli Stati uniti.

Viene allo stesso tempo potenziata l’intera rete delle basi Usa in Italia. Da quella aerea di Aviano, dove probabilmente saranno concentrate tutte le bombe nucleari Usa in Europa, a quella di Vicenza, base della 173a brigata aviotrasportata e dello U.S. Army Africa (Esercito Usa per l’Africa). Da Camp Darby, a quella aeronavale di Sigonella. Nel quadro di tale strategia, l’Hub militare di Pisa svolgerà un ruolo chiave: da esso transiteranno soldati e materiali militari non solo delle forze armate italiane, ma anche delle forze statunitensi presenti in Italia o che transitano dall’Italia.

Che spesa comporterà l’Hub militare?

Secondo le comunicazioni ufficiali, la sua costruzione verrà a costare circa 63 milioni di euro. In realtà, però, questa è solo la punta dell’iceberg. A tale cifra si aggiungono le spese per adeguare l’aeroporto alle esigenze della nuova struttura. Ad esempio, per «delocalizzare» le 44 abitazioni di via Cariola e via Carrareccia, si prevede una spesa di 15 milioni di euro, che graverà in gran parte sul bilancio civile dello stato e degli enti locali. E probabilmente non basterà a risarcire il valore reale degli immobili, la cui stima è stata affidata all’Agenzia del territorio di Pisa. E per le spese operative, una volta che la struttura entrerà in funzione, occorreranno ben altre risorse.

L’Hub sarà un moltiplicatore della spesa militare. Esso accrescerà la proiezione di forze militari nelle cosiddette «aree di interesse strategico» che – specifica il ministero della difesa comprendono non solo l’Europa (inclusi Balcani, Europa dell’Est e Caucaso), ma l’Africa settentrionale, il Corno d’Africa e il Medio Oriente, inclusa l’area del Golfo Persico. Qui le forze armate italiane devono intervenire per «tutelare gli interessi nazionali con ogni strumento». Compito delle forze armate non è più solo la difesa della patria, come sancisce la Costituzione, ma «la difesa dello Stato e salvaguardia dei suoi interessi vitali attraverso operazioni multinazionali anche a grande distanza dal territorio nazionale».

Tutto ciò comporta un ulteriore aumento della spesa militare italiana, che nel 2010 ammonta a circa 25 miliardi di euro. Mentre si tagliano i fondi pubblici per i servizi sociali, sanità compresa, per la scuola, l’università, la ricerca e la cultura. Su base pro capite la spesa militare italiana si colloca al sesto posto mondiale e, come ammontare, al decimo posto. In tal modo l’Italia contribuisce all’enorme spesa militare della Nato. Questa, trainata dalla spesa militare degli Stati uniti equivalente a circa la metà di quella mondiale, è salita a circa 1000 miliardi di dollari annui, pari ai due terzi della spesa militare mondiale.

Ogni minuto si spendono nel mondo oltre 3 milioni di dollari in armi, eserciti e guerre; ogni giorno, oltre 4 miliardi di dollari. Questo mentre scarseggiano le risorse economiche per combattere la povertà, la fame, le malattie e l’analfabetismo. Basterebbe risparmiare, ad esempio, quanto si spende in tre giorni a scopo militare (circa 13 miliardi di dollari) per ricavare la cifra annua necessaria a dimezzare il numero di adulti analfabeti, che oggi è di circa un miliardo, e permettere che tutti i bambini possano andare a scuola. Basterebbe risparmiare quanto si spende in dieci giorni a scopo militare (circa 44 miliardi di dollari) per ricavare la cifra annua necessaria ad affrontare la crisi alimentare mondiale, che ha portato a oltre un miliardo le persone affamate. In tale quadro si inserisce l’Hub militare di Pisa.

Che posizione hanno preso sull’Hub militare i partiti politici presenti in parlamento e negli enti locali toscani?

Il progetto dell’Hub viene presentato, alle Commissioni difesa del Senato e della Camera, come Atto di governo dall’attuale maggioranza facente parte del governo Berlusconi. Ma che posizione prende l’opposizione? Al Senato il sen. Mauro Del Vecchio, generale a riposo membro del Pd, fa eco al relatore Ramponi (PdL), dichiarando che il polo aereo soddisfa un’esigenza assai sentita dalle Forze armate: la realizzazione dell’Hub è quindi «particolarmente importante». Questo il giudizio di merito. Poi, il Pd esprime un voto di astensione per bocca del sen. Gian Piero Scanu. E la commissione, avendo il numero legale, dà parere favorevole al programma dell’Hub. Anche al Senato, il Pd esprime un voto di astensione e la commissione, avendo il numero legale, dà parere favorevole. Il Pd si astiene su questo e altri programmi – precisa l’on. Antonio Rugghia – non in base a una valutazione di merito (s’intende positiva), ma per l’assenza di una strategia governativa nel settore della Difesa che, a causa della «riduzione delle risorse», è in una «precaria situazione» tanto da mettere «a forte rischio lo stesso svolgimento delle missioni internazionali». Altre voci dell’«opposizione», come quella dell’Italia dei valori, tacciono sull’argomento.

Contemporaneamente, in Toscana, autorevoli esponenti del Pd scendono in campo a sostegno dell’Hub militare. Tra questi si distingue l’on. Paolo Fontanelli, già sindaco di Pisa. Nel suo blog «Il taccuino di Fontanelli», lamenta che sull’Hub militare si sta «discutendo in modo assai approssimativo e pretestuoso» e se la prende in particolare con «le opinioni di Dinucci». Porta quindi quelli che, secondo lui, sono i fatti. Anzitutto, «non è in campo nessuna ipotesi di utilizzazione dell’aeroporto di Pisa per attività della base Usa di Camp Darby». Ciò viene smentito poco dopo dalla relazione alla Camera, in cui si afferma che l’Hub, una volta realizzato, sarà messo a disposizione della Nato e quindi di Camp Darby. Fontanelli però non demorde.

«L’idea dell’Hub – scrive – nasce da una esigenza di razionalizzazione di ciò che già attualmente si sta facendo e non di ulteriori sviluppo di attività militari. Si tratta di logistica, stoccaggio e trasporto di materiali e di uomini per le missioni di pace, umanitarie e di protezione civile: adesso, infatti, queste attività vengono fatte in diversi aeroporti militari. Con la proposta di cui si parla, invece, sarebbero concentrate a Pisa per ragioni di risparmio dato che anche l’aeronautica ha avuto consistenti tagli alla spesa. Può darsi che ciò comporti la costruzione di qualche struttura: i militari possono farlo senza bisogno di autorizzazioni dal Comune».

Con tali posizioni dobbiamo misurarci apertamente, senza tatticismi in nome di una presunta unità anti-berlusconi. Posizioni tipo quelle espresse da Fontanelli portano l’Italia sulla stessa strada già percorsa dai governi D’Alema e Prodi, quella (fondata sul consenso bipartisan) del potenziamento delle forze militari da proiettare nelle cosiddette aree di interesse strategico, quella della guerra. A tale proposito devo rilevare che, mentre i rappresentanti locali di Sel, Rc, PdCI e Federazione della sinistra hanno efficacemente sollevato la questione dell’Hub in interrogazioni al consiglio comunale di Pisa e a quello regionale, le direzioni nazionali di questi partiti e movimenti non si sono invece pronunciate con prese di posizione chiare e inequivocabili. Non si tratta semplicemente di una questione locale. Quella dell’Hub militare è una questione di importanza nazionale e internazionale. E come tale va affrontata.

DOCUMENTAZIONE

Articolo de Il Tirreno (3 agosto 2010) in cui si riporta la conferenza stampa del portavoce della 46° Brigata aerea, maggiore Giorgio Mattia:

  • «L’aeroporto militare nuova ricchezza per Pisa / L’aeroporto militare Dall’Oro diventerà un Hub nazionale per le forze armate. Tradotto in termini economici, significa una ulteriore risorsa per la città, potendo movimentare fino a 30mila militari al mese che, considerando anche gli eventuali familiari al seguito, porterebbe il numero di coloro che potrebbero dormire a Pisa e movimentare di conseguenza anche un indotto notevole, di una portata stimata fino a 50-60mila persone.  La notizia di questo ulteriore sviluppo dell’aeroporto pisano – accanto al traffico civile in costante espansione, ce ne sarebbe un altro militare di proporzioni assai superiori a quelle di oggi – è stata illustrata ieri dal portavoce della 46esima Brigata aerea, maggiore Giorgio Mattia.  «Inizieremo i lavori all’interno della base – ha detto – a maggio del prossimo anno, per renderla adeguata alle nuove esigenze entro il 2013, quando l’Hub diventerà operativo a tutti gli effetti».  Facendo un esempio, parafrasando il linguaggio militare, la portata dell’insediamento a Pisa sarebbe corrispondente a quello di un Corpo d’Armata.  Il portavoce della 46.ma, Giorgio Mattia, entrando nei dettagli dice che Pisa «sarà sarà il punto di riferimento per tutte le forze armate che avranno bisogno di spostarsi per via aerea per tutte le missioni nei teatri internazionali».  Certamente, dovrà crearsi una sorta di cittadella all’interno dell’aeroporto militare. «Ci sarà – spiega Mattia – oltre ai lavori di ampliamento dello scalo, anche la costruzione di una struttura ricettiva che potrà movimentare fino a 30 mila uomini perfettamente equipaggiati, in un arco di tempo di almeno un mese».  Si tratta quindi di un rilancio del ruolo strategico della base pisana che, come dicevamo all’inizio, avrà importanti ricadute economiche sul territorio.  Il ruolo privilegiato dell’aeroporto di Pisa nel panorama nazionale degli scali militari è eloquente. «Quando sarà operativo l’Hub – dice il portavoce della 46.ma – diventerà l’unico posto per le forze armate italiane da dove si partirà per le diverse missioni internazionali e rispecchierà in tutto e per tutto i grandi Hub civili con servizi di check in e check out, polizia doganale, ma anche movimentazione bagagli e altri servizi di terra che potranno essere gestiti da ditte civili». E, anche per questi ultimi servizi, si creerà un indotto di non poco conto con altre ricadute positive sul territorio».

Articolo de Il Tirreno (8 agosto 2010) in cui si riportano le dichiarazioni del sindaco di Pisa Marco Filippeschi:

  • «Sessanta milioni per fare l’hub militare / Per la nostra città non può che essere un onore accogliere le strutture che consentiranno all’aeroporto militare di essere il punto di riferimento, logistico e di volo, per le missioni di pace che le nostre forze armate saranno chiamate a svolgere. Senza sottovalutare anche le possibili ed interessanti ricadute occupazionali».  È stata accolta così dal sindaco Marco Filippeschi la notizia – ufficializzata nei giorni scorsi – che il Dall’Oro diverrà un hub militare. Operazione per la quale sono previsti investimenti per 60 milioni di euro. Nell’ambito del trasporto civile viene identificato come hub l’aeroporto di riferimento nazionale per la movimentazione di personale, mezzi e materiali. Fiumicino sta al trasporto civile come Pisa starà a quello militare. “La formalizzazione del progetto dello Stato Maggiore della Difesa è avvenuto nell’aprile scorso – spiega il generale Stefano Fort, comandante della 46ª Brigata Aerea – e per la sua attuazione è stato previsto un budget di circa sessanta milioni di euro. Nell’ottica di razionalizzazione delle risorse, lo Stato Maggiore ha inteso investire su un unico aeroporto il convoglio dei contingenti militari proiettati nei fuori area. La scelta di Pisa non è casuale sia per la presenza consolidata della 46ª come base da trasporto, che per i requisiti geografici di cui si avvale la città”.  Complice la sua posizione e la percorribilità delle autostrade che la collegano al resto del Paese, una rete ferroviaria e marittima di primaria importanza, la base pisana è risultata essere per la Difesa la più idonea a svolgere anche compiti di stoccaggio – per un tempo prolungato – di materiali che dovranno essere impiegati fuori area.  Dalla metà del 2011 fino al 2013, sono previsti al Dall’Oro lavori infrastrutturali che lo porteranno ad acquisire in tutto e per tutto le peculiarità necessarie per diventare il primo aeroporto militare dotato di check-in, check-out, aree di attesa per militari in transito ed aree per il controllo doganale. Grazie alla nuova struttura sarà possibile accogliere e fornire supporto logistico fino a 30.000 uomini al mese.  Il protrarsi dell’impegno delle forze armate italiane nei teatri operativi e le molteplici missioni umanitarie effettuate dai suoi equipaggi nei cieli di tutto il mondo, hanno già assegnato alla 46ª un primato nel panorama del trasporto militare internazionale. Solo pochi mesi fa, a coronamento delle sue innumerevoli missioni di trasporto di uomini e mezzi, la Brigata è stata insignita della Croce d’Oro dell’Esercito e della Medaglia d’oro per la Sanità.  «La convivenza della base militare e dello scalo civile, segnate dagli ottimi rapporti con l’amministrazione comunale – aggiunge il sindaco Filippeschi – sono garantite e producono effetti, come nel caso del progetto per l’allungamento delle piste».

Resoconto ufficiale della relazione presentata dal sen. Luigi Ramponi (generale a riposo, membro del Pdl) alla Commissione difesa del senato il 12 ottobre 2010:

  • «Il relatore Ramponi (PdL) illustra l’atto del Governo in titolo, rilevando preliminarmente che la realizzazione di un polo aereo dedicato all’attività logistica e di supporto era un’esigenza assai sentita dalle Forze armate, soprattutto in relazione alla partecipazione alle operazioni internazionali di pace. Tale struttura di grandi dimensioni (che utilizzerà soluzioni logistiche già sperimentate con successo nel settore civile), dovrà, in particolare, essere adeguatamente connessa con le principali vie di comunicazione stradale, ferroviaria e navale, gestire la ricezione, lo stoccaggio e lo smistamento dei materiali, preparare e curare l’allestimento del carico, ricevere e gestire vettori di trasporto aereo (militari e civili) di diverse capacità e caratteristiche (sia di grandi che di medie dimensioni), ed essere in grado di gestire contemporaneamente più operazioni di imbarco e sbarco di personale e materiali, applicando altresì i protocolli nazionali ed internazionali in campo doganale e sanitario. Il piano di investimento sarà, infine, di durata quadriennale (dal 2010 al 2013), con un costo totale di circa 63 milioni di euro (di cui 37 milioni per le infrastrutture ed i restanti 26 per i mezzi ed i materiali)».

Resoconto ufficiale della parte essenziale della relazione presentata dall’on. Roberto Speciale (generale a riposo, membro del PdL) alla Commissione difesa della Camera il 26 ottobre 2010:

  • «Roberto Speciale (PdL) osserva che lo scopo del programma in esame è la realizzazione di un hub aereo nazionale dedicato alla gestione dei flussi, via aerea, di personale e di materiale dal territorio nazionale per i teatri operativi, e viceversa, in grado di: assicurare il collegamento con le principali linee di viabilità (navale, ferroviaria e stradale); ricevere e gestire vettori da trasporto aereo, militari e civili, sia cargo sia passeggeri, di grandi e medie dimensioni; gestire la ricezione, stoccaggio e smistamento dei materiali da movimentare; preparare e curare l’allestimento del carico, incluso i carichi di merci pericolose, nonché la ricezione, il controllo, lo stazionamento, il transito e la movimentazione di passeggeri e bagagli; applicare e vigilare sul rispetto dei protocolli nazionali e internazionali in campo doganale e sanitario. La nota illustrativa del programma precisa che l’hub aereo nazionale dovrà essere realizzato sull’aeroporto di Pisa e sarà contraddistinto da strutture dedicate per la ricezione, il check-in, il check-out, i controlli di sicurezza, passaporti e doganali, la ricezione, la verifica, la preparazione, il confezionamento dei carichi e dei bagagli passeggeri, inclusi i controlli radiogeni e di sicurezza, nonché le operazioni di sicurezza legate al volo per gli equipaggi in transito. Oltre alle citate infrastrutture, faranno parte dell’hub aereo nazionale anche le superfici operative orizzontali (piazzali, vie di rullaggio, raccordi eccetera) per la gestione e il parcheggio dei velivoli militari e/o noleggiati. La capacità di transito massimo teorico dell’hub aereo sarà di circa 600-1200 passeggeri giornalieri, mentre la sua capacità di movimentazione giornaliera massima sarà di circa 300-400 tonnellate. La nota illustrativa precisa, altresì, che l’acquisizione della capacità hub aereo nazionale costituirà un punto di riferimento nazionale, a valenza interforze, che consentirà un’ulteriore integrazione con le componenti Esercito e Marina, nel settore dei trasporti, nonché una risorsa logistica strategica per il paese in caso di operazioni di supporto umanitario, catastrofi naturali, eccetera. Il programma in esame – che interesserà i settori industriali relativi al comparto edile, metalmeccanico e tecnologico – non prevede cooperazione internazionale; tuttavia, la nota illustrativa sottolinea che la struttura, una volta realizzata, potrà essere messa a disposizione della NATO e dell’Unione europea per supportare i flussi di materiale e personale in caso di crisi internazionali».
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Una mappa del militare tra Pisa e Livorno

Insediamenti militari tra Pisa e Livorno

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HUB MILITARE AEREO NAZIONALE E GUERRA PLANETARIA

Prof. Massimo De Santi, fisico nucleare

Presidente CIEP- Comitato Internazionale di Educazione per la Pace

Intervento all’assemblea pubblica del  3 Dicembre 2010 a Pisa

PREMESSA

Sono passati quasi 80 anni da quando fu scoperta in Italia da Enrico Fermi la fissione nucleare e 65 anni dallo sganciamento da parte degli USA della bomba atomica sul Giappone a Hiroshima e Nagasaki.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale e sulle ceneri nucleari ancora fumanti nacquero le Nazioni Unite nel cui preambolo si afferma che dobbiamo preservare le future generazioni dal flagello della guerra. Ma paradossalmente dobbiamo constatare che oggi l’umanità non solo non è più sicura di prima, ma anzi le popolazioni civili sono colpite dalle guerre più di quanto non lo siano state nella prima e nella seconda guerra mondiale. Di fatto stiamo vivendo una vera e propria terza guerra mondiale che va avanti per fasi e che in questi ultimi anni ha subito una spaventosa accelerazione progressiva.

LA GUERRA PLANETARIA

Dopo la caduta del muro di Berlino e la nascita del mondo unipolare a guida USA, nel 1991 con la guerra del Golfo in Iraq si può datare l’inizio della prima fase della guerra planetaria che si è ulteriormente estesa nella sua seconda fase esordita con la “guerra preventiva” in Afganistan. Si tratta di guerre cinicamente attivate per conquistare le ultime grandi riserve di petrolio e di gas, al fine di continuare a far funzionare il modello economico del capitalismo globalizzato ormai in piena crisi di sistema. Ed oggi, proprio a seguito di ciò, possiamo affermare che stiamo per entrare nella terza fase di tale strategia bellicistica attraverso i preparativi di attacco all’Iran, con la scusa che questo paese vuole costruire la bomba atomica, e alla Corea del Nord, in quanto paese che possiede l’arma atomica e che secondo gli USA minaccia la Corea del Sud.

La guerra all’Iran per la conquista dei grandi giacimenti di gas si sta preparando da parte degli USA, innanzitutto sul piano mediatico per delegittimare quel paese e ottenere il consenso dell’opinione pubblica mondiale, ma soprattutto attraverso una strategia di rinnovamento dell’apparato bellico militare e logistico USA-NATO. Continua a leggere

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Sull’ impatto ambientale dell’ Hub

Intervento all’assemblea pubblica del 3 dicembre 2010 a Pisa

Da Federico Giusti, Confederazione COBAS

A causa della presenza di basi militari si sono verificati, in passato, casi di inquinamento dell’ambiente: per esempio attorno alle basi di Aviano e dell’isola La maddalena o a Vicenza.

Ad Aviano la causa fu l’uso di un diserbante, il bromacile , impiegato per decenni nella base militare che sorgeva su terreni permeabili. A Vicenza attorno alle basi nascono gallerie e infrastrutture, come tangenziali, che non solo modificano profondamente il territorio ma lo distruggono a partire

dalle falde. E’ proprio quello che accadrà a Pisa, proprio a ridosso di quartieri densamente popolati come quelli s. Marco e s. Giusto e della stazione FFSS.

A conferma del pericolo per l’ambiente vi sono anche alcune sentenze del TAR Veneto che, per esempio, nel Giugno 2008 emetteva la sospensiva sul progetto Dal Molin. La questione dirimente è proprio la Vinca (Valutazione d’impatto ambientale) senza la quale non può esistere alcun progetto. Continua a leggere

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NO ALL’HUB MILITARE SULLE NOSTRE TESTE

E’ stato deciso di realizzare all’aeroporto militare di Pisa l’Hub aereo nazionale delle forze armate, da cui transiteranno tutti i militari e i materiali diretti dal territorio italiano ai teatri operativi, e viceversa.

Questa megastruttura – collegata con le principali linee di viabilità (navale, ferroviaria e stradale) e in grado di ricevere aerei di grandi e medie dimensioni – potrà movimentare ogni mese 36mila militari perfettamente equipaggiati e 12mila tonnellate di materiali, inclusi carichi di merci pericolose. L’Hub militare di Pisa, la cui capacità è eccessiva rispetto alle esigenze delle forze armate italiane, verrà messo a disposizione della Nato, soprattutto delle forze armate statunitensi presenti sul territorio con Camp Darby.

Il progetto dell’Hub militare è già stato approvato dalle Commissioni difesa del Senato e della Camera. Ma è possibile che un progetto di tale rilevanza, il quale prevede la movimentazione di 36mila militari al mese in una città che non raggiunge i 90mila residenti, venga imposto all’intera cittadinanza senza che sia stata minimamente consultata?Particolarmente grave è il fatto che il sindaco Marco Filippeschi abbia immediatamente definito l’Hub militare «un onore per la nostra città», senza consultare i cittadini né avviare alcuno studio relativo al suo impatto sul territorio.

Si tace sul fatto che l’impatto ambientale dell’aeroporto di Pisa (un aeroporto a conduzione militare allargato al civile) è già oggi ai limiti della sostenibilità. Sempre più spesso gli aerei civili e militari sorvolano a bassa quota le zone abitate, incuranti dell’inquinamento acustico e chimico che provocano. Aumenta allo stesso tempo il pericolo di incidenti, come quello verificatosi nel novembre dell’anno scorso. L’Hub, una vera e propria città militare all’interno della città, accrescerà enormemente tale impatto.

Siamo di fronte al progetto di militarizzazione di un territorio, da cui potranno trarre vantaggio alcuni settori, ma non la cittadinanza nel suo complesso.

L’Hub militare, che dovrebbe essere completato nel 2013, ha un costo stimato di circa 63 milioni di euro. A tale cifra si aggiungono però le spese per adeguare l’aeroporto alle esigenze dell’Hub. Occorre anzitutto «delocalizzare» 44 abitazioni da una zona limitrofa all’aeroporto (via Cariola e via Carrareccia). La spesa, prevista in 15 milioni di euro, graverà in gran parte sul bilancio civile dello stato e degli enti locali. E probabilmente non basterà a risarcire il valore reale degli immobili, la cui stima è stata affidata all’Agenzia del territorio di Pisa. E per le spese operative, una volta che l’Hub entrerà in funzione, occorreranno ben altre risorse.

Questo, mentre anche a Pisa si tagliano le spese per la scuola, l’università, la sanità e altri settori sociali.

Di tutto questo discuteremo nell’Assemblea pubblica che si terrà venerdì 3 dicembre, alle ore 21, nella sala della stazione Leopolda (Piazza Guerrazzi).

SIETE INVITATI

COORDINAMENTO NO HUB

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NATO-UE

Dal sito di peacelink sul Summit di Lisbona dei Capi di stato e di governo della NATO, sulle spese per le armi, sul perché le fabbriche di armi ringraziano, etc.

http://www.peacelink.it/disarmo/a/32796.html

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Conferenza Stampa il 3 dicembre 2010

Alll Vs. Spett. Redazione

Il Coordinamento No Hub,  in occasione della presenza venerdì 3 dicembre del Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi in consiglio comunale di Pisa sul tema del sistema aeroportuale toscano , convoca una

CONFERENZA STAMPA ALLE ORE 12 DI VENERDI 3 DICEMBRE DI FRONTE AL COMUNE DI PISA

In quella occasione avremo modo di comunicare alle autorità amministrative riunite in consiglio comunale ed alla cittadinanza le ragioni del nostro NO all’ipotesi di costruire il più grande Hub italiano presso l’aeroporto militare Dell’Oro di Pisa.
Sul tema ricordiamo che nella serata dello stesso giorno si terrà una assemblea pubblica presso la sala conferenze della stazione Leopolda.

Nell’auspicio possiate inviare un vostro Redattore, porgiamo distinti saluti

Coordinamento No Hub
http://nohub.noblogs.org/
coordinamentonohub@virgilio.it

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Indagine nei bilanci NATO

Ecco il risultato di una indagine avviata nei bilanci della difesa NATO:
NATO’S DEFENSE BUDGETS 2011
http://aofs.org/files/2010/11/111910_ACUS_Kordosova_NATOBudget.pdf

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Incontro a Campi Bisenzio

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